Quando il corpo dice: "Non posso più trattenere"
- Patrizia Coffaro

- 19 nov
- Tempo di lettura: 6 min

(Di Patrizia Coffaro)
Questo post lo dedico a una persona cara che segue la mia pagina e che, in questi giorni, si sta chiedendo che cosa voglia dire davvero convivere con la colite ulcerosa. Che messaggio possa esserci dietro. Ci sono malattie che arrivano piano, piano, quasi in punta di piedi per darti l'avvertimento. E poi ce ne sono altre che non avvisano...arrivano come uno schiaffo, come un crollo improvviso, come un’onda che ti travolge senza lasciarti il tempo di capire. La colite ulcerosa e il Crohn appartengono proprio a questa seconda categoria.
Non sono sintomi di passaggio. Sono manifestazioni che il corpo mette in scena quando non può più fare finta di niente. Quando da qualche parte, dentro, l’equilibrio è saltato. Quando quello che è stato trattenuto per anni, emotivamente o biologicamente, non può più restare lì dove lo hai spinto.
Il corpo, che ci piaccia o no, parla. Parla sempre, parla anche quando noi zittiamo tutto. Parla mentre diciamo che va tutto bene. Parla mentre sopportiamo... parla mentre sorridiamo fuori e crolliamo dentro. E quando sceglie di parlare attraverso l’intestino, non lo fa mai per caso. L’intestino è la sede del lascia andare. È l’organo che decide cosa è nutrimento e cosa è scarto. È la parte più profonda e vulnerabile del nostro sistema interno. È il luogo dove nasce gran parte del nostro sistema immunitario. È il punto dove la vita ci chiede che cosa realmente vuoi tenere e cosa invece devi liberare.
La colite ulcerosa e il Crohn mostrano un corpo che vive in una zona di conflitto continuo. Lì dentro, nelle mucose che si infiammano e si feriscono, non c’è solo una reazione immunitaria. C’è anche un messaggio, c’è il racconto di una storia. È come se il corpo dicesse che hai trattenuto troppo a lungo tutto e adesso non ce la fa più. E allora sfoga con infiammazione, con dolore, con sanguinamento, con urgenza, con stanchezza estrema. Sfoga perché la pressione interna è diventata insostenibile.
E sai qual è la cosa più incredibile? Queste malattie colpiscono spesso persone che hanno imparato a sopportare oltre ogni limite. Persone che, fuori, sembrano forti, resilienti, sempre presenti, sempre disposte a fare un passo in più per gli altri. Persone che non vogliono dare fastidio, che non vogliono creare problemi, che sono state abituate a tenere tutto dentro. Persone che hanno costruito la loro identità sulla forza. Ma il corpo non è d’accordo, il corpo non vuole supereroi, il corpo vuole verità. Vuole ascolto, vuole che tu smetta di essere una trincea emotiva.
Quando l’intestino si infiamma così profondamente, il corpo sta dicendo che c’è qualcosa che non riesci a digerire da troppo tempo e non parlo di cibo. Parlo di esperienze, di situazioni in cui sei stato invaso, pressato, caricato di responsabilità enormi senza nessuno che se ne accorgesse. Parlo di ingiustizie subite in silenzio, in famiglia, sul lavoro, nelle amicizie. Parlo di emozioni taciute per paura di perdere qualcuno, per paura di deludere, per paura di essere frainteso, rifiutato o punito. L’infiammazione è, spesso, la voce di tutto ciò che non hai potuto urlare.
Il corpo, attraverso queste malattie, mostra anche una difficoltà profonda a lasciare andare ciò che ormai non serve più. In molte persone c’è un passato che continua ad aggrapparsi, come una mano invisibile che stringe forte. E l’intestino, che dovrebbe lasciar andare, rimane contratto dentro una storia che non è mai stata chiusa. Non chiusa emotivamente, non chiusa mentalmente, non chiusa a livello di nervoso. E il corpo, allora, si congestiona. Perché l’energia che dovrebbe muoversi, resta ferma. E dove resta ferma, si infiamma.
Il Crohn, in particolare, racconta spesso una ferita identitaria. Come se la persona avesse vissuto, o stesse vivendo, un attacco al proprio valore. Un senso profondo di non merito, non valgo, non sono abbastanza. E il corpo lo incide nei tessuti. Va in profondità. Perché la ferita è profonda. Perché non si tratta solo di un episodio di oggi, ma di una storia che si ripete da anni.
La colite ulcerosa, invece, ha una componente di perdita di controllo. Il corpo perde, rilascia, espelle. E questa perdita, così improvvisa e incontrollata, è il riflesso di una vita in cui hai cercato disperatamente di mantenere tutto sotto controllo... emozioni, relazioni, ruoli, responsabilità, famiglia, lavoro, perfino il modo in cui venivi percepito dagli altri. Ma il corpo non vuole che tu abbia tutto sotto controllo. Il corpo vuole che tu sia vivo, non programmato. E quando vede che stai sacrificando te stesso sull’altare del ...devo essere forte, ti smonta, ti rompe, ti fa crollare e ti obbliga a fermarti. Perché la forza non è sopportare tutto. La forza è riconoscere quando stai implodendo.
Quello che accomuna queste malattie è un corpo che vive da molto tempo in uno stato di allerta. Un sistema immunitario che non sa più distinguere tra minacce reali e memorie interiori. Un intestino che non ha più una pace interna. Una persona che, nel profondo, sente che deve difendersi da qualcosa... dal giudizio, dalla pressione, dalla paura di essere lasciato, dal ricordo di qualcosa che ancora fa male. E il corpo difende usando l’infiammazione, perché è la sua lingua primaria.
Molte persone che vivono colite o Crohn raccontano che da piccole non è stato possibile esprimere la propria rabbia, il proprio disaccordo, il proprio malessere. Non era permesso, non era sicuro e nemmeno tollerato. E allora hanno imparato a non disturbare. Ma la rabbia trattenuta si accumula nei tessuti come uno zaino pieno di pietre. E l’intestino, che è un organo emotivo, sensibile, intelligente, sente tutto. E a un certo punto cede, perché nessuno può trattenere per tutta la vita ciò che avrebbe dovuto essere espresso.
Il corpo dice anche un’altra cosa, ti dice che non puoi più continuare a vivere come hai vissuto finora. È duro, lo so... ma è una verità che libera. Il sintomo non è il problema, il problema è ciò che ha preceduto il sintomo, anni di auto-silenzio, anni di adattamento eccessivo, anni di ruoli non tuoi, anni di responsabilità che non ti appartenevano, anni di no negati, anni di sì detti per paura, anni di richieste interiori ignorate.
E nel momento in cui l’intestino si infiamma, la vita ti chiede di smettere di trattenere. Di smettere di essere la versione forte di te, di smettere di evitare lo scontro per paura, di smettere di sacrificarti per essere amato, di smettere di proteggere tutti. Perché in questo quadro, l’unica persona che non è stata protetta… sei tu.
Il corpo non ti sta punendo, non lo vedere come un nemico. Il corpo ti sta liberando, ti sta dicendo la frase che forse nessuno ti ha mai detto:
“Non devi più farcela da solo”.
Questa è la chiave, l’intestino è un organo che si ammala quando la persona vive troppo tempo senza sostegno, senza protezione, senza la possibilità di crollare tra braccia sicure. Quando deve essere sempre lui a tenere in piedi tutti. Quando non c’è mai stato uno spazio in cui rilassarsi davvero, senza paura di perdere amore, rispetto, stabilità.
La colite e il Crohn chiedono una cosa sola... che tu torni in contatto con la verità del tuo corpo. Che tu permetta, finalmente, a quella parte di te che ha sempre trattenuto tutto, di lasciar andare ciò che non serve più. Che tu riconosca i tuoi limiti, che tu smetta di farti violenza, che tu smetta di essere sempre quella che non chiede mai niente, che tu recuperi il tuo territorio emotivo, quello dove nessuno entra senza permesso. Quello che forse non hai mai avuto, ma che ora è il momento di creare.
Quando il corpo si infiamma, chiede un cambiamento e chiede sincerità, ti sta chiedendo che tu smetta di mentire a te stesso per tenere in piedi un equilibrio che ti sta distruggendo. Chiede che tu dica finalmente basta dove hai sempre detto va bene. Che tu possa riconoscere che il tuo confine esiste. Che tu ti scelga, che tu ti difenda, che tu ti protegga, che tu ti ami in modi che non hai mai imparato.
Non devi avere paura del corpo. Devi ascoltarlo, perché tutto ciò che oggi sembra dolore, in realtà è un invito alla guarigione. Una guarigione che parte dal recupero della tua verità, del tuo spazio, del tuo diritto a non essere forte sempre... e il corpo lo sa e te lo dice. Ora tocca a te decidere se vuoi finalmente ascoltarlo.
Lo so di essere stata dura e perentoria. Ma è il mio modo di amarvi. Amare il vostro tratto umano che preferisce farsi del male prima di farlo agli altri. Prima di ribellarsi a situazioni tossiche. É il mio modo di accendervi quella luce in una stanza buia piena di polvere e muffa. Perché anch'io ho soggiornato per tanto tempo in stanze buie... lasciata al buio da sola e piano piano ho trovato l'interruttore e aperto le finestre per far entrare aria nuova. É il mio modo di farvi vedere dove si trova l'interruttore e farvi uscire dal buio.
XO - Patrizia Coffaro
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