Quando il sintomo non è il problema
- Patrizia Coffaro

- 2 giorni fa
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(Di Patrizia Coffaro)
Quando si parla di cause profonde bisogna fare un passo indietro e smettere di guardare solo il sintomo. Non perché il sintomo non conti, ma perché da solo non spiega niente. Se una persona è gonfia, infiammata, stanca, reattiva, se mangia sempre meno alimenti, se reagisce a tutto, se ha l’intestino che non collabora più, la domanda non è cosa sta mangiando oggi. La domanda vera è in che ambiente biologico vive il suo corpo da anni.
Perché il corpo non vive nel vuoto. Vive immerso in aria, acqua, cibo, ambienti chiusi, materiali, sostanze chimiche. Vive in case che a volte sembrano normali, pulite, ordinate, ma che dentro hanno muffe, umidità, tossine invisibili. Vive in un mondo dove il cibo è carico di residui, dove l’acqua non è più neutra, dove l’aria non è più solo aria. Tutto questo entra, lentamente, senza chiedere permesso.
E a un certo punto il corpo fa quello che può, compensa, regge, si adatta... tira avanti. Fino a quando non ce la fa più, ed è lì che iniziano i sintomi cronici. Non perché il corpo è stupido, ma perché è arrivato al limite.
A quel punto quasi tutti fanno la stessa domanda... perché il mio corpo ha permesso tutto questo. Perché se il corpo è intelligente, resiliente, progettato per guarire, non riesce a risolvere. È una domanda umana, è una domanda che nasce dalla frustrazione. Me la sono fatta anch’io a suo tempo. E per molto tempo ho vissuto nella negazione... negazione sull’impatto reale delle tossine, negazione sulla muffa, sui metalli pesanti e soprattutto negazione sui parassiti. Io no mi dicevo, non può essere, non sono io.
Poi la realtà ti raggiunge e capisci che non serve essere sporchi, non serve viaggiare chissà dove, non serve fare cose strane. Basta vivere, mangiare, respirare. Basta abitare certi spazi per anni.
La verità è che non ci vuole molto per alterare le regole finissime con cui il corpo si mantiene in equilibrio. Non servono eventi drammatici, bastano esposizioni piccole ma costanti. Ogni giorno un po’ e il corpo, che all’inizio riesce a tamponare, a un certo punto inizia a perdere colpi.
Ogni volta che scopri una tossina nuova non stai aggiungendo una colpa, stai togliendo un pezzo di confusione. Stai capendo perché il corpo non riesce più a fare quello che prima faceva in automatico. Perché quando il corpo è sovraccarico il sistema immunitario non lavora bene. Quando il fegato è saturo il drenaggio rallenta. Quando l’intestino è infiammato la barriera perde integrità e quello che prima veniva gestito in silenzio ora diventa evidente.
Ed è qui che entrano in gioco i parassiti, che piaccia o no, perché i parassiti non sono un evento casuale e non prosperano in un corpo sano, ossigenato, fluido. Prosperano in un terreno che per loro è favorevole. Un terreno carico di tossine, con poca ossigenazione, con stagnazione. E questa è una descrizione precisa di moltissime condizioni croniche moderne.
La malattia è stagnazione, la salute è flusso, quando il flusso si blocca, qualcuno trova spazio.... è semplice biologia.
A questo punto la domanda cambia, non è più solo sono cattivi o vanno eliminati a tutti i costi (e caso mai ci vai giù di olio essenziale di origano perché esistono professionisti che non riescono ad andare alla causa nemmeno per se stessi, figuriamoci per gli altri....), la domanda diventa che ruolo stanno giocando i parassiti. Perché in molti casi quello che si osserva è che questi organismi stanno facendo un lavoro sporco. Assorbono tossine, trattengono metalli pesanti, si caricano di sostanze che il corpo non riesce più a gestire. Alcuni microrganismi e lieviti possono accumulare quantità enormi di metalli rispetto al loro peso. Questo cambia completamente la prospettiva.
Il problema non è solo la loro presenza, il problema è cosa succede quando muoiono. Quando un parassita muore rilascia quello che ha trattenuto. Se il corpo non è pronto a smaltire, quello diventa un evento di ri-intossicazione, ed è per questo che tante persone fanno pulizie aggressive, si sentono peggio, non vedono nulla di evidente e pensano di aver sbagliato tutto. Non è che non c’era niente è che il corpo non era pronto.
I segnali che qualcosa non va non sono sempre quelli che ti aspetti, non è solo diarrea o stitichezza, non è solo gonfiore o dolore addominale. A volte sono segnali strani, apparentemente scollegati. Digrignamento dei denti di notte, mascella serrata, sonno disturbato, risvegli frequenti, sensazione di non aver dormito anche dopo otto ore, nebbia mentale al mattino, difficoltà di concentrazione, stanchezza che non passa.
A volte c’è prurito anale notturno, a volte eruzioni cutanee persistenti che non rispondono a nulla, dermatiti, eczema, psoriasi, rosacea. Non sempre è allergia stagionale, spesso è un sovraccarico di istamina che nasce dall’interno... il corpo reagisce perché è sotto pressione.
Ci possono essere carenze di ferro che non si spiegano. Perché qualcuno mangia prima di te, ci può essere difficoltà a prendere peso o al contrario un aumento inspiegabile, ci possono essere ansia, irritabilità, umore instabile. Voglie improvvise di zuccheri, carboidrati, latticini, non sempre sei tu... a volte sono segnali chimici prodotti da organismi che cercano di sopravvivere.
Ci possono essere dolori articolari, crampi muscolari, sinusiti croniche, infezioni ricorrenti. Vivere in un corpo sovraccarico è estenuante, ti consuma lentamente e la cosa peggiore è che spesso ti senti dire che è tutto nella tua testa.
Una cosa fondamentale da capire è che il corpo non è bloccato, l’intestino è uno degli organi più resilienti che esistano. Le condizioni croniche non sono una condanna, sono uno stato che si mantiene perché il terreno che le sostiene è ancora lì, senza volerlo, giorno dopo giorno, il corpo ricrea le stesse condizioni.
Quando inizi a cambiare il terreno, il corpo risponde, non subito, non in modo magico come molti si aspetterebbero, ma risponde. Perché il corpo non ha dimenticato come si guarisce, non perde quella memoria. Sta solo aspettando di non essere più sotto attacco continuo.
Non importa da quanto tempo va avanti, non importa se pensi di avere questo problema da venti o trent’anni, il tempo non è il fattore principale. Il fattore principale è creare le condizioni giuste e questo richiede strategia, gradualità, rispetto dei tempi del corpo.
Non si tratta di distruggere tutto quello che c’è dentro. Si tratta di capire perché c’è, che ruolo ha avuto, e preparare il corpo a lasciarlo andare senza farsi male. Questo è un lavoro di intelligenza biologica, non di forza.
Se ti riconosci in tutto questo, se ti sei sentita persa, stanca, frustrata, voglio dirtelo chiaramente... non sei sbagliata, il tuo corpo non ti sta tradendo, sta facendo il meglio che può nelle condizioni in cui si trova e quelle condizioni si possono cambiare.
Non è mai troppo tardi per guarire, non è una frase motivazionale... è fisiologia. Chi ha la salute ha mille sogni, chi non ce l’ha ne ha uno solo e lavorare sulle cause profonde significa smettere di rincorrere il sintomo e iniziare finalmente a dare al corpo lo spazio per tornare a fare quello che sa fare da sempre.
XO - Patrizia Coffaro
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